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Soffio di luce


…perché andiamo e la bellezza resta.
Perché  noi siamo diretti verso il futuro,
mentre la bellezza è l’eterno presente.

Josif Brodskij

Il tempo e l’eternità, uscire dal tempo per scorrere nell’eternità come un frammento di luce pura.
C’è nel tuo lavoro Alessandro, quella facilità e quella felicità nella creazione artistica
che gli dei concedono ai grandi e ai puri di spirito.
Il tuo percorso creativo inizia da lontano ed è gia adulto. 
Con ritmo modulare si stendono icone dall’aspetto totalmente puro,
qualcosa di sospeso nel tempo che richiama assieme una distesa di sabbia chiara finissima,
le parete di terra irregolari di una moschea, le ombre della Fortezza di Jodhpur
o lo svolazzare fuori dal tempo di migliaia di pezzi di stoffa sui tetti di monasteri tibetani.

Sin dal principio il retroterra della tua opera è stato costituito da presenze eterogenee
a comporre un ricchissimo pantheon.
Da Maso Di Banco, il più dolce e disteso degli allievi di Giotto, ai mistici tedeschi,
alle figure dell’antica mitologia greca, al popolato olimpo degli indù, ai monaci del Monhe Athos.

Il tuo lavoro è come una geografia mentale e fisica che va al di là dei tracciati banali, che li scavalca.
I luoghi e i protagonisti di questa carta geografica ricorrono nella tua opera come in un’epopea,
senza soluzione di continuità trasformando i personaggi come in una Eterna Metamorfosi.
Un alfabeto personalissimo che ha il potere di risuonare, di raccontare, di evocare,
di aprire le porte agli eventi della natura e della storia cosmica.
Nel corso degli anni anche il tuo pantheon si va ordinando via via in un linguaggio sia interiore che formale,
basato su una chiarezza e una profonda intenzione di equilibrio.
Elabori e raggiungi una astrazione senza cedimenti, rigorosamente intesa ad approfondire,
per sé e per gli altri, i concetti fondamentali dell’esistere.
Questo aspetto autobiografico non può mai essere disgiunto dall’opera. 
A giudicare dalla straordinaria maturità dei tuoi ultimi lavori
è come se fosse avvenuto un processo di sedimentazione, una riflessione sulle esperienze fatte,
su ciò che del mondo hai conosciuto di visibile e di invisibile, sulla saggezza degli antichi,
ad ovest come ad est, in un rapporto con il mito completamente fuori dalla storia.
Ogni segno acquista così un potere totale, diventa sempre più forte perché viene dall’interno
della tua persona come fosse non solo la prosecuzione esterna dei tuoi pensieri ma anche del tuo stesso respiro.

La tua vicenda non è  stereotipa della lotta dell’artista col mondo per affermare il proprio segno,
né la fuga dalla realtà. È il tentativo di costruire il mondo dell’artista come luogo reale,
fatto di tanti luoghi anche lontani che possono trovare una loro felice unità.
Ciò che hai costruito nella tua opera è il tentativo di un dialogo con il mondo
senza mai rifugiarsi in una forma di astrazione desolata e senza speranza.
Mi viene alla mente Paul Klee e il suo negare di essere un pittore astratto,
perché anche tu sei attento a non spezzare mai il filo che ti lega all’esistente.
La tua è piuttosto una discesa all’interno di te, alla ricerca di ciò che abbiamo perduto:
la conoscenza, l’equilibrio, lo spirito, la capacità di sospendere il tempo,
il guadare al di là del visibile, il sentire il proprio legame con l’anima del mondo,
l’avvertire dentro il respiro dell’universo.

Tutto finisce per trovare un ordine, in questo mondo trasparente nato dal caos della realtà.
Al centro del tuo “laboratorio-garage” sta sempre un grande mucchio di apparente immondizia,
vecchi lavori, carte, ferri… È questo il mondo da ordinare, mano a mano,
con i tuoi strumenti da lavoro, da mettere in fila e da far risuonare.
Sono le memorie dei viaggi, le tracce di mondi lontani e di un mondo interiore che si armonizza nel lavoro.
Sono Soffi di luce, ricchissimi e profondamente concentrati, densi di materia, di strati,
di pensieri e davvero felici nelle numerose soluzioni formali.

Il tuo “laboratorio-garage” mi appare come le pagine di un diario interiore,
di un libro che si lascia al mondo partendo, di un quaderno di appunti di viaggio
che si fa giorno per giorno e non dovrebbe interrompersi.

Memmo Giovannini, Roma 11 luglio 2005