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Ritratti rifiutati

 

Quello che io sento è il bisogno di raccontare l’uomo attraverso la sua assenza, appropriandomi di tutto ciò che non gli appartiene più... unire oggetti conosciuti prendendo alla sprovvista i materiali, incastrandoli dolcemente in poesie geometriche, dove  soltanto  forma e colori sono necessari.

Sognare una riappacificazione tra il momento creativo ed  intuizione casuale, appropriandomi di elementi  per coprire lunghe distanze. Per questo scelgo il rifiuto, svuotato di senso, abbandonato, creduto morto, un peso sociale… ma cardine nel mondo della poesia! Ed allora mi approprio del nulla… mi attacco alle emozioni perse che ogni oggetto trascina in sé, riconducendomi alla creazione. Azzero l’oggetto del suo significato, lo costringo ad interagire con altri, costruisco un organismo emozionale in cui l’osservatore sprofonda, in un sonno della coscienza.

D’improvviso il riconoscimento dei vari particolari, pur sempre oggetti, che compongono la maschera riporta l’osservatore al mondo reale. La distanza tra emozione e realtà viene espressa istantaneamente, producendo un black out temporale.

Raccontare questa distanza è l’obiettivo: stupire l’osservatore costringendolo automaticamente, subito dopo il primo riconoscimento, ad un lavoro di ricostruzione attraversando le proprie emozioni! Dove una volta riconosciuti i vari elementi esplodono in tutta la loro potenza narrativa e un disco metallico che viene riconosciuto come reperto bellico  trasmette emozioni forti.

Per questo è nato il progetto - ritratti rifiutati - ritratti che compongo senza conoscere il soggetto raccontato… Spiego: mi faccio spedire al mio indirizzo per posta degli scatoloni in cui il mittente colloca tutto quello che pensa possa servirmi per raccontarlo, i suoi oggetti che lo hanno accompagnato per brevi o lunghi periodi, le macerie della nostra esistenza, quello che sopravvive nel silenzio… alla nostra assenza, io chatto con il mio modello senza conoscere il suo stato fisico...

Tutto accade nell’assenza, ascolto i materiali, indago , come un animale affamato che cerca il suo cibo... Sento che in questo modo riesco a raccontare la nostra fragilità e la possibilità stupenda di essere altro, di vivere  le molteplici facce della stessa persona.

Queste vite che si accavallano nella stessa persona mi consigliano di cercare la connessione che viene generata dal web, dove tutti sono tutto e dove può accadere qualunque cosa!

Questa rappresentazione continua … dove tutti sono collegati con tutto… dove la realtà è soltanto la spettatrice delle emozioni, mi rapisce. Penso che lavorare con i rifiuti  reali ed ingombranti, facendoli diventare poesie e bite, sia un’operazione necessaria per una  coscienza del futuro che solamente NOI possiamo crearci!

Per questo progetto Alessandro Baronio creerà delle maschere  a partire dai  rifiuti che gli vengono spediti. La performance sarà supportata e inserita in un blog creato appositamente da Microsoft, usando programmi nuovi  per  visualizzare in anteprima prospettica i ritratti, comunicarli  e pubblicarli. Tutto questo avverrà in collaborazione per la parte informatica dall'artista Vincent Ferrari.

Il progetto è in fase di studio, prossimamente sarà possibile partecipare.